LA VIOLENZA E' CONTAGIOSA?

La violenza è contagiosa? 

Alla fine del capitolo XVIII di Adriana mia carissima, uno dei personaggi principali, porterà a porci questo quesito.
Lo farà, dopo aver vissuto un'esperienza brutale e traumatica, lontano da casa, nello svolgimento del suo lavoro.


La riflessione che vorrei proporre oggi, parte da questo episodio per sollevare un'altra domanda, attuale soprattutto nel periodo di lockdown e durante questa seconda ondata del virus che ci hanno obbligati in casa, limitando di fatto la nostra libertà a favore del bene più caro: la salute. 

Ma chi proprio in casa si trova costretta a vivere quotidianamente la violenza, come ha affrontato questi giorni di isolamento forzato?
Il dato tristemente noto è che la maggior parte di casi di violenza domestica viene compiuto da uomini nei confronti delle loro compagne o ex compagne.
Secondo i dati divulgati dai Centri D.i.Re. (Donne in rete contro la violenza), rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, le segnalazioni di maltrattamenti sono aumentate del 74% (!), mentre durante la primissima fase di lockdown, le chiamate dirette al numero dedicato 1522 sono drasticamente calate.


Cosa ci fa pensare questo? 
Che purtroppo per alcune donne, l'inizio della quarantena è stato l'inizio di un incubo.
Un incubo in cui si sono trovate prigioniere del loro aguzzino.
Una prigionia "giustificata", in cui quelle briciole di libertà quotidiana, data dal lavoro e dagli impegni di vita, sono sparite da un giorno all'altro.
L'importante decrescita dei contatti al 1522 ha fatto scattare un allarme per cui sono subito stati pensati e attivati metodi alternativi per comunicare una situazione di pericolo o abuso, come l'accordo tra i centri antiviolenza e la federazione farmacisti, per cui una donna in difficoltà avrebbe dovuto andare in farmacia e dire soltanto "mascherina 1522" per far capire di aver bisogno di aiuto o di parole specifiche da dire ordinando una pizza. Purtroppo, secondo me, non si è trovato un canale adeguato di comunicazione di questi importanti strumenti e la pubblicità, i volantini hanno informato tanto le donne quanto i loro carnefici, rendendo per molte vane queste opportunità.

Più efficace si è invece rivelato il chatbot #nonpossoparlare, un messaggio discreto e silenzioso che continua tuttora a svolgere la sua importante funzione. L'idea del chatbot era stata di Rossella Scalone di Spx Lab, con il contributo e la consulenza dei centri antiviolenza Pandora (gestito dalla cooperativa sociale Mignanego di Genova) e Insieme Senza Violenza di Imperia, la Cooperativa Sociale Agorà di Genova e numerosi professionisti di settore che hanno costituito il Comitato Scientifico.

Lo sapete che solo a marzo, sono stati commessi 11 femminicidi? E quanti sono stati commessi a Novembre?
 Non credo.
Perché le notizie importanti, quelle che tutti aspettavamo ogni giorno con il fiato sospeso erano altre; quanti morti ci sono stati oggi? Quanti contagi? Quanti ricoverati? Mamma mia, speriamo che non succeda a me o ai miei cari.
E' morta l'ennesima donna per mano di chi dice di amarla? Ah ok, però in Lombardia sono raddoppiate le vittime da Covid-19.

Il Covid-19 ci ha distratto.

E perdonatemi, non penso assolutamente che ci abbia resi più buoni, più altruisti, più vicini... Penso l'esatto contrario. 
Penso che oggi se una persona ci si avvicina più del dovuto le gridiamo contro, penso che oggi guardiamo all'altro con ancora più sospetto e se usciamo è perché NOI abbiamo una buona ragione, non come gli altri che chissà cosa stanno a fare in giro. Penso che in fondo tra le nostre quattro mura per fortuna, quasi tutti, stiamo bene.
Quasi tutti.


E allora, per andare al di là dei freddi dati e delle frasi retoriche, che cosa possiamo fare noi se ci accorgiamo che qualcosa non va in una collega, un'amica, una sorella?
A volte prendere una posizione è difficile perché siamo portati a pensare di sbagliarci, che non sono fatti nostri o che stiamo fraintendendo. Sui siti dei maggiori Centri Antiviolenza, dell'arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, vengono elencati gli atteggiamenti che accomunano molte donne maltrattate psicologicamente e/o fisicamente, ai quali prestare attenzione:

👉     Paura, stati d'ansia, perdita di autostima, autocolpevolizzazione,   depressione.
👉     Eccessiva agitazione nello stare fuori casa, eccessiva

considerazione di ciò che pensa la gente e il compagno, disordini      comportamentali.
👉     Improbabili spiegazioni e giustificazioni per lividi e traumi, ematomi, tagli, fratture gravi, a volte ripetute. 
       


Chiedere direttamente resta la cosa migliore da fare.


Soprattutto si deve ASCOLTARE, CREDERE E SOSTENERE, ciò che la donna ci dice.

Dare consigli o giudizi non è un comportamento che la invoglierà ad aprirsi e reagire.
Ricordarle che la responsabilità non è sua, ma di chi agisce violentemente.
Capire la reale situazione e non compiere MAI azioni senza il suo consenso.
Bisogna sempre avere presente che una donna maltrattata deve prendere decisioni potenzialmente rischiose e deve essere protetta; bisogna quindi contattare le forze dell'ordine che a loro volta attiveranno le associazioni, gli enti e i centri territoriali preposti.
Se arriviamo a questo punto, non smettendo mai di ascoltare, appoggiare e incoraggiare, possiamo dire di avere fatto qualcosa di concreto e magari la nostra amica, sorella, collega potrà essere tra le tante donne che ce l'hanno fatta. 



PERCHE' USCIRNE SI PUO'. INSIEME E' PIU' FACILE.


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