La descrizione di un paesaggio, di un personaggio o di un luogo è parte integrante della scrittura narrativa e ahimè, anche gioia e dolore di ogni scrittore.
Come posso
scrivere una descrizione accattivante, coinvolgente che resti nella memoria di
chi mi legge senza annoiarlo?
Chi mi conosce sa, che non
amo le descrizioni classiche, quelle noiose, tipo verbale dei carabinieri per
intenderci e, per carità, neppure troppo lunghe e dettagliate.
Molte volte mi sono ritrovata a saltare pagine, proprio perché la lettura mi annoiava.
E allora?
In fin dei conti è
necessario spiegare al lettore dove si svolgono i fatti, cosa vede il nostro
protagonista.
Qui sta l’errore più comune:
Non dobbiamo SPIEGARE a chi ci legge, ma fare in modo che veda, senta, tocchi.
Che avverta di essere parte della storia.
Già… come si può creare una
descrizione che faccia sentire il lettore proprio lì, in quel momento, come se fosse a fianco del personaggio?
“Entrai nella stanza, luminosa e ordinata.
Tutto era molto curato e una grande libreria faceva da cornice al tavolo antico, di legno, perfettamente conservato, ma il grande divano ad angolo color salmone con la lampada coordinata, era il vero protagonista di tutto l’arredo.
Presi un libro e mi accomodai.”
Ti sei sentito lì? Hai VISTO
la stanza?
Riproviamo.
“Entrai nella stanza.
Il profumo della cera per legno mi invase le narici. Chiusi gli occhi per assaporare meglio quell'aroma caldo, gradevole e percepii un fondo più acre e famigliare: l’odore della carta. Avvicinandomi alla libreria, feci attenzione a non appoggiarmi al tavolo, per non lasciare impronte sul legno lucido e iniziai a scorrere i libri con il polpastrello. Uno, il più ruvido, catturò la mia attenzione e decisi di sfogliarlo accomodandomi sul grande divano «È qui apposta» pensai.
Sprofondando
nei cuscini salmone, decisi di non accendere la lampada, non era necessario”.
Da quale narrazione ti
sei sentito più coinvolto? Quale ti ha fatto sentire parte di quella stanza?
Qual è la differenza tra le
due descrizioni?
L’uso dei sensi e delle
azioni.
Quando ci chiedono di
descrivere qualcosa siamo in genere portati a riferire ciò che vediamo,
dimenticandoci che siamo dotati di almeno altri QUATTRO fantastici sensi. Quando
viviamo un’esperienza importante ci ricordiamo solo di quello che vediamo?
Certamente no!
Un profumo (olfatto) è capace di evocare sensazioni, emozioni, ricordi.
E che dire del silenzio
(udito) di una vetta montana,
il sapore
(gusto) di un caffè cattivo o
la ruvidità
(tatto) delle lenzuola di lino?
Scommetto che questi esempi
banali, ti hanno evocato qualcosa.
Il trucco è
usare tutti i cinque sensi per far vedere.
Siamo dotati di sensibilità
sensoriale, usiamola!
Anzi, meglio, facciamola
provare al nostro personaggio.
Se lui, il personaggio, sperimenta fisicamente le emozioni sensoriali, il gioco è fatto.
Il lettore si
ricorderà quanto legge, perché riconoscerà quelle emozioni.
Scrivere è emozionarsi e emozionare, non dobbiamo mai
dimenticarlo!
Poi c’è il sesto senso, o
come dice il mio amico Dylan Dog, quinto
senso e mezzo… senza dimenticare il Punto di vista di chi sta descrivendo. Ma questo è un altro post!
Tutto ciò e molto molto altro, lo troverai nei miei corsi di scrittura narrativa.
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