LA MIA ESPERIENZA AL PREMIO CITTA' DI CASTELLO




Molti, soprattutto durante i miei corsi di scrittura narrativa, mi chiedono cosa penso dei premi e concorsi letterari, di cui il web è invaso. La mia risposta è sempre positiva, ma credo che chi si accinge a partecipare dovrebbe chiedersi il perché. 
Quale è la vera motivazione che ti spinge a iscriverti? Vuoi metterti alla prova con una giuria competente? Vuoi essere pubblicato in antologia oppure ottenere un vero contratto? Punti ai premi in denaro? 
Dalla risposta dipenderà la scelta del premio a cui partecipare, perché ogni concorso ha le sue caratteristiche e offre opportunità diverse. Ma di questo argomento parlerò in un altro post. 
E' vero che anche io mi sono posta queste domande quando ho deciso di partecipare al Premio Città di Castello
Avevo appena finito la stesura de IL SALE VA A DESTRA e volevo farlo conoscere e capire se potesse piacere. Il racconto aveva già avuto un discreto successo, ma ora puntavo tutto sul romanzo. Il mio romanzo.
Ebbene, il bando del Premio città di Castello mi è sembrato serio, ben organizzato e la composizione della giuria ha attirato la mia attenzione. 
Membri d'eccezione, tra cui Gio Evan, Anna Kanakis, scrittori, giornalisti e poeti. E poi Alessandro Quasimodo come presidente.
Mi ha colpito anche il nome dell'associazione culturale che lo indice, Tracciati Virtuali, e che parte del ricavato sarebbe andato in beneficienza.
Così, a giugno del 2018, quasi al limite della scadenza, ho deciso di provarci.
Sapevo che l'attesa sarebbe stata lunga e a settembre mi è arrivata la prima mail "...siamo lieti di comunicarle che la sua opera IL SALE VA A DESTRA è tra i primi venti semifinalisti della sezione narrativa..."
Evvai! Tra i primi venti, ero felicissima e molto orgogliosa. I partecipanti a questo concorso sono migliaia quindi arrivare tra i primi venti per me, scrittrice in erba, era già una grande vittoria.
Una settima dopo, un'altra e-mail: "Gentilissima Michela Alessio, la sua opera IL SALE VA A DESTRA è stata ammessa tra le dieci opere finaliste".
Ma veramente? Oddio che emozione! Dobbiamo andare a Città di Castello per la cerimonia di premiazione... Oh mamma, e cosa mi metto? Come mi pettino? Giuro che dimagrirò almeno 5 chili in questo mese!
Dopo aver smaltito l'ansia iniziale, chiamato i parenti e gli amici e ribaltato l'armadio mi sono resa conto: ero tra i primi dieci finalisti!
Alla fine di ottobre, finalmente si parte!
La cerimonia di premiazione si tiene al Teatro degli Illuminati, una bomboniera meravigliosa che crea un'atmosfera magica e ancor più emozionante. Sul palco il tavolo della giuria e il presentatore. Siamo in tanti. Dieci finalisti per ogni sezione: Narrativa, Saggistica e Poesia.
Le presentazioni di rito e si inizia dalla saggistica: per ogni finalista viene letta una breve sinossi dell'opera e dal decimo fino al podio, gli autori vengono invitati sul palco e intervistati dal presentatore.
Mi sale la tensione...
Dopo aver celebrato i vincitori dei saggi, tocca alla narrativa.
Chiudo gli occhi. 
La bellissima ragazza inizia con una sinossi... non è la mia! Nemmeno la nona, nemmeno l'ottava, nemmeno la settima.
Guardo mio marito che mi stringe la mano mentre lo scrittore che si è guadagnato il sesto posto sale sul palco; poi il quinto e ancora non sono io.
"Ci vuole sempre una persona per innamorarsi, ma ci vuole l'amore..." eccolo! 
Il quarto posto è il mio. Salgo sul palco, emozionata. 
Il presentatore mi chiede cosa mi abbia portato a scrivere un romanzo che sfida i pregiudizi, parliamo un pochino e poi mi fa i complimenti per il mio piazzamento. 
Felice mi dirigo verso la giuria, stringo molte mani, tutti si complimentano.
Alessandro Quasimodo mi guarda "Brava! Scrittura pulita e diretta. Un bel romanzo".
Non lo dimenticherò mai! Non dimenticherò mai l'emozione, l'attesa, la meraviglia dei luoghi. 
Da quella premiazione è nata la mia collaborazione con la casa editrice LuoghInteriori di Antonio Vella, che ha pubblicato IL SALE VA A DESTRA e ADRIANA MIA CARISSIMA.
Quindi, cosa penso dei premi letterari? Penso che si debba avere il coraggio di mettersi in gioco, facendo attenzione e valutando bene dove si sta inviando la propria opera, ma bisogna mettersi in gioco. Sempre!

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