LA LEGGENDA DELLA FONTANA DEI DODICI MESI


 Nel capitolo 11 di Adriana mia carissima, troviamo Ivan e Bianca intenti a cercare casa nella città dove vivono, Torino. Entrambi vogliono un posto non troppo lontano dal centro, ma tranquillo e lei non può stare senza vedere il suo amato fiume Po. Vanno a vedere quindi un appartamento in una palazzina d'epoca, adiacente al Parco del Valentino, poco dopo il Borgo Medievale. Proprio sopra la Fontana dei Dodici Mesi. Immersi nel verde degli alberi che accompagnano il Po nel suo viaggio verso il mare, con gli scoiattoli che vengono a cercare noci e pistacchi dalle mani e l'ipnotico rumore dell'acqua che sgorga violento dal complesso centrale della fontana, quasi ci si dimentica di essere in città.

La Fontana è stata progettata dall'architetto Carlo Ceppi e costruita nel 1898 in occasione del cinquantesimo anniversario dello Statuto Albertino e rappresenta i quattro fiumi di Torino, ossia il vecchio e barbuto Po con la Dora e i più giovani  e vivaci Stura e Sangone, che versano la loro acqua in un grande bacino  circondato a semicerchio da dodici fanciulle, una per ogni mese dell'anno.   
Ma si sa, Torino è magica per definizione e anche questo monumento è avvolto da una leggenda mitologica che coinvolge niente meno che gli dei dell'Olimpo.
Si narra che il giovane Fetonte, figlio della ninfa Climene e di Helios, dio del sole, fosse preso in giro dai suoi amici che non credevano nella sua discendenza divina. Stanco di queste continue vessazioni e desideroso di far fare agli amici una brutta figura, il ragazzo si recò dal potente padre per chiedergli aiuto e consiglio. Helios, superbo come si conviene al suo status, non ci pensava nemmeno a comparire di fronte agli umani per confermare la sua paternità e così a Fetonte venne un'idea: guidare per un giorno il carro del sole! 
Sarebbe stato davvero umiliante per i suoi amici vederlo lassù, potente e splendente come si conviene a un dio. 
Iniziò a implorare suo padre che, stanco delle sue lagne, lo accontentò.
Il giovane Fetonte però non aveva mai guidato un carro e men che meno sapeva come domare i cavalli, così quando questi si imbizzarrirono, lui si spaventò perdendo il controllo del mezzo infuocato che iniziò a vagare senza direzione.
Si avvicinò così tanto alla volta celeste che le fiamme e il calore bruciante diedero vita alla via Lattea e si accostò talmente alla terra da ardere tutto formando i deserti e colorando di scuro la pelle di alcuni uomini.
Gli dei sull'Olimpo, preoccupati per i poveri esseri umani, chiesero a Zeus di intervenire e fermare il carro. 
Il padre degli dei lanciò così una delle sue famigerate saette. 
I cavalli si fermarono all'istante, mentre il povero Fetonte venne sbalzato fuori dal carro e rimbalzando sulla terra creò il cratere che ospita il bacino della Fontana per finire poi annegato nel fiume Eridano (antico nome del Po).
Le Heliadi, anch'esse figlie di Helios e sorelle di Fetonte si disperarono e piansero talmente tanto la morte del fratello, che il divino Zeus, stufo di quel lamento, decise di trasformarle in Pioppi che "piangendo" resina, circondano ancora oggi la Fontana e ornano le rive del Po.


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